Durante il lockdown i centri socio-occupazionali della cooperativa (Nessuno Escluso, Ecocreativo, I-Lab) sono rimasti chiusi al fine di contenere i contagi da coronavirus.
In attesa della prossima riapertura in sicurezza, in fase di definizione, è importante ricordare il lavoro svolto dal personale in questi mesi per restare vicino agli ospiti e alle loro famiglie.
Gli operatori dei socio-occupazionali si sono attivati per garantire la continuità di relazione con gli ospiti e le famiglie, sebbene a distanza. Per tutti noi è importante mantenere i contatti sociali; lo è in special modo per le persone con fragilità, che trovano nel rapporto con gli altri un mezzo di crescita, comprensione, aiuto, oltre ad essere un arricchimento di per sè. Ecocreativo (socio-occupazionale con sede a Rubiera) ha attivato una chat di Whatsapp coinvolgendo gli utenti e instaurando un dialogo quotidiano attraverso video-chiamate, messaggi e consigli di visione: film, documentari sulla natura e altri contenuti in base ai gusti delle persone. Le telefonate sono state frequenti con chi non aveva accesso ad altre tecnologie, coinvolgendo le famiglie in un dialogo che potesse essere di conforto. «Avere un contatto frequente con gli utenti è stato fondamentale, anche solo per chiacchierare – ha detto Emanuele Mussini, responsabile del centro – e abbiamo mantenuto aperto un canale con famiglie e Assistenti Sociali».
Nessuno Escluso (presso la Polveriera, Reggio Emilia) ha provato il più possibile a proseguire le attività previste con nuove modalità. Grazie all’aiuto dei famigliari è stato possibile svolgere lezioni di ginnastica, lettura e commento dei quotidiani, tutorial sull’igiene e la cura della persona, feste di compleanni digitali! Il tutto con la grande mediazione degli operatori, che hanno dedicato il loro tempo nella progettazione e nello svolgimento delle attività.
Il centro I-Lab (Mancasale, Reggio Emilia) ha lavorato molto e questo ha permesso un impiego quasi totale dell’orario degli operatori. Insieme agli utenti a casa, I-Lab ha sviluppato una serie di tutorial sulle buone pratiche per limitare i contagi da Covid-19 (metodo corretto per il lavaggio delle mani, come si indossa la mascherina, come mantenere il distanziamento sociale, e così via) diffondendo i contenuti a tutti gli ospiti e ai famigliari.
Grazie alle attività di atelier a distanza, individualmente o a piccoli gruppi, sono stati svolti degli approfondimenti monografici su alcuni artisti, in collaborazione con Art Factory 33.
Sono proseguiti anche gli interventi individuali al fine di mantenere negli ospiti le routine di casa (rispondere al telefono, fare il letto, cura dell’igiene personale) e le competenze acquisite (lezioni di italiano in video-chiamata).
C’è stato spazio anche per lo svago, con attività di yoga e ginnastica dolce, cucina, giochi di gruppo, danza, festeggiamento di compleanni, tra tutti proprio quello di I-Lab, il 2 maggio scorso.
Le attività svolte da parte di tutti i centri sono state rendicontate attraverso una piattaforma, con l’obiettivo di monitorare nel dettaglio le azioni fatte dai singoli socio-occupazionali per garantire la presenza e l’accompagnamento di tutti gli utenti durante la Fase 1. Lo strumento raccoglie le tempistiche delle varie telefonate o video-chiamate, la tipologia di attività svolta, i nominativi delle persone contattate: è una vera e propria mappa della quantità e qualità di connessioni mantenute durante il lockdown. Il monitoraggio è stato condiviso con il Servizio Handicap Adulto dell’AUSL, fornendo una utile fotografia della situazione.
Intervistata sul periodo appena trascorso, Patrizia Boni, responsabile del centro Nessuno Escluso, ha commentato: «Abbiamo svolto uno strenuo lavoro per garantire agli utenti e alle loro famiglie una presenza costante, quanto mai urgente. Molte persone con disabilità hanno come unica occasione di socializzazione proprio il centro: venendo a mancare le attività in presenza, molte certezze e molti equilibri si sono distrutti».
Le famiglie hanno accolto di buon grado questi sforzi. «I famigliari sentivano il bisogno di confrontarsi e sfogarsi, oltre ad avere la necessità di non far perdere ai nostri ospiti una routine quotidiana regolare. Siamo stati per loro un punto di riferimento per mantenersi in contatto con gli amici e con la realtà circostante. Abbiamo inoltre avuto modo di spiegare e razionalizzare molti aspetti della pandemia che causavano agli utenti ansia e disagio».
Il futuro, a parte la data di riapertura, presenta molte incognite. «Il nostro impegno è tutt’altro che terminato» sottolinea Patrizia. «Adesso stiamo organizzando la riapertura, che sarà complessa non solo nella logistica: dovremo gestire ansie e paure dei nostri ospiti e delle loro famiglie, ricreare relazioni tra gli utenti che in alcuni casi possono essersi sfaldate e causare tensioni. Nuove sfide sono alle porte».
Sarà una nuova quotidianità tutta da monitorare e su cui rimanere pronti ad intervenire, in cui il lavoro di tessitura delle relazioni, che da sempre è il cardine delle realtà socio-occupazionali, dovrà essere attento e preciso.