Abbiamo intervistato Veronica, Samuele e Giada, i nuovi partecipanti al Servizio Civile Universale, per conoscere le loro aspettative, che prospettive e timori hanno davanti a sé e in che modo si metteranno in gioco durante quest’anno impegnativo e stimolante del loro Servizio Civile.
La cooperativa L’Ovile, nell’ambito del Servizio Civile Nazionale, ha proposto negli scorsi mesi il progetto Abilmente, con l’obiettivo di sostenere l’inclusione sociale di giovani e adulti con disabilità fisica e mentale e/o autismo in provincia di Reggio Emilia, attraverso una concreta innovazione delle proposte di attività finalizzate a valorizzare il potenziale individuale e alla promozione di contesti di vita emancipativi.
Il Servizio Civile è indubbiamente un anno formativo e unico per i partecipanti: permette di acquisire competenze professionali, intessere relazioni, investire energie sull’inclusione di tutte le differenze e su un progetto dall’alto valore sociale, oltre a essere una tappa di valore per progettare il proprio futuro.
Abbiamo ufficialmente accolto ragazze e ragazzi selezionati per svolgere questo anno insieme a noi… Ve li presentiamo attraverso le loro parole.
Come sei venuto a conoscenza del SCV?
- Veronica – Ne ho sentito parlare da amici che hanno fatto SCV in altre organizzazioni.
- Samuele – Ne ho sentito parlare attraverso l’università. Due anni fa mi ero informato per capire se attraverso questa attività fosse possibile ottenere crediti universitari, ma poi non sono riuscito a fare domanda.
- Giada – Quando ho fatto il tirocinio universitario in Ovile, il coordinatore mi ha raccontato che anche lui era diventato operatore dopo l’esperienza di Servizio Civile.
Conosci altri ragazzi che hanno fatto il SCV?
- Samuele – Mia cugina, ma lei lo ha fatto nell’associazione in cui faceva già volontariato e per lei quindi l’esperienza è stata simile a quello che già faceva, non mi ha potuto dare indicazioni molto precise sul percorso di servizio civile specifico. Mentre mi informavo per fare domanda ho visto i video sul sito de L’Ovile e ho ascoltato le testimonianze dei ragazzi che stavano finendo il servizio nella cooperativa. Una cosa che ho notato è che mi sono sembrati sinceri nelle parole, non sembravano costruiti come a volte succede. Mi ha spinto a provare.
- Veronica – Il mio fidanzato lo ha fatto in Comune a Rubiera e conosco altri ragazzi che hanno fatto questa esperienza in Croce Rossa. A Rubiera L’Ovile è una realtà conosciuta e ho deciso di fare domanda.
- Giada – Anche io ho amici che hanno fatto il SCV in Croce Rossa.
Cosa ti ha spinto a presentare domanda?
- Veronica – È un’esperienza iniziale per avvicinarsi al mondo del lavoro. Conosco un po’ i ragazzi che frequentano il centro e mi piaceva l’idea di poter fare questa esperienza con loro
- Samuele – Dopo laurea triennale volevo mettermi in gioco; non è proprio il mio ambito di studio, ma sono comunque materie sociali; inserirmi in un’esperienza lavorativa penso possa aiutarmi ad aumentare la mia professionalità e a maturare.
- Giada – La psicologa che fa supervisione all’equipe dell’appartamento Don Dino Torreggiani, durante il mio tirocinio, mi ha suggerito l’idea di dare continuità al mio percorso con il SCV.
Perché hai scelto questo progetto tra tanti?
- Veronica – Mi interessava l’ambito di attività del progetto e poi era vicino a casa.
- Samuele – Il progetto è vicino alla tesi che ho fatto, sul disagio psichico, anche se era in ambito culturale e non sanitario/sociale; inoltre, vivo con persone con fragilità e voglio vedere se questa esperienza mi consente di portare a casa qualcosa di utile.
- Giada – Ho scelto il progetto e la sede Don Dino Torreggiani perché ho già creato una relazione positiva con ragazzi e operatori durante il tirocinio; mi interessa sviluppare il legame creato con gli utenti.
Quali sono i timori per l’anno che ti aspetta?
- Veronica – Speriamo che grazie ai vaccini non si ritorni alle situazioni vissute negli ultimi mesi.
- Samuele – Non ho timori particolari. Vorrei avvicinarmi anche in amicizia agli ospiti.
- Giada – Non ho timori, più curiosità; ho fatto il tirocinio nel periodo del Covid, il momento più orribile perché non si potevano fare attività esterne.
Quali sono le aspettative e i desideri per l’anno di SCV?
- Veronica – Spero di fare una bella esperienza e di inserirmi in questo ambiente lavorativo, anche se non sarà quello in cui penso di rimanere in futuro; è comunque un esempio di confronto, collaborazione e co-progettazione con altre persone che serve in qualsiasi ambiente di lavoro; penso insegni a interagire con le proprie idee e con quelle degli altri.
- Samuele – Vorrei costruire relazioni solide con gli ospiti e vederli oltre il percorso di SCV. Credo che mi potranno dare molto. E io spero di riuscire a fare bene e dare qualcosa a loro.
- Giada – Partecipando alle equipe ti rendi conto che ogni operatore ha idee e approcci diversi: imparare a gestire questa diversità e a venirsi incontro è un arricchimento. Confrontare punti di vista diversificati arricchisce sempre. Adesso che la situazione del Covid è migliorata sono contenta che si possano fare altre attività ed esperienze all’esterno e mi interessa vedere gli ospiti anche in queste situazioni.
Hai altri progetti per il futuro? Come ti vedi fra 5 anni?
- Veronica – Mi immagino a lavorare in ambito farmaceutico, perché è quello che sto studiando all’università.
- Samuele – Sto facendo la magistrale e spero di laurearmi a breve ed avviarmi verso l’insegnamento. Tra 5 anni non dico che vorrei già insegnare, ma spero di essere almeno nelle graduatorie. Però non escludo che io decida di rimanere in questo settore. Sono aperto…
- Giada – Non escludo di rimanere a lavorare nel settore come operatore, ma mi vedo di più come psicologa a fine università; voglio continuare a studiare ed investire, ma non mi chiudo in nessuna attività. Per me oggi è molto interessante seguire i percorsi con la psicologa perché mi fanno capire le dinamiche e come lei lavora.