La cooperativa L’Ovile prosegue da anni il proprio impegno, a tutti i livelli decisionali e operativi, nella lotta alle mafie e alla criminalità.
Il Rating di legalità è uno strumento introdotto nel 2012 per le imprese italiane. Nel 2015 la Cooperativa ha ottenuto il punteggio massimo di tre “stellette”. Il rating ha durata di due anni ed è rilasciato da AGCM-Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. È volto alla promozione e all’introduzione di principi di comportamento etico in ambito aziendale tramite l’assegnazione di un giudizio sul rispetto della legalità da parte delle imprese che ne abbiano fatto richiesta e, più in generale, sul grado di attenzione riposto nella corretta gestione del proprio business.
Inoltre, L’Ovile è inserita nella White list: l’elenco di fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori, non soggetti a rischio di inquinamento mafioso.
L’iscrizione a questi elenchi presso la Prefettura ha una durata di 12 mesi, è volontaria e sostituisce la verifica dei requisiti generali previsti dall’articolo 38 del codice dei contratti. Equivale quindi a certificare che la cooperativa possiede i requisiti di legalità e trasparenza per poter partecipare e ricevere affidamenti di appalti pubblici, oltre alla stipula dei relativi contratti.
Il ciclo di appuntamenti di approfondimento e divulgazione di maggio-giugno, di cui la cooperativa è partner, fa parte della decima edizione di “La legalità democratica come strada maestra – Anno 2021”, promosso da Comune di Rubiera e con il contributo della Legge Regionale 18/2016 ER.
Per L’Ovile partecipare è molto importante non solo come dovere civico e coerente con la propria mission ed azione concreta, ma è anche un modo per ricordare e diffondere una cultura della legalità che arrivi alle giovani generazioni.
Il ciclo, iniziato lo scorso mercoledì 4 maggio con l’intervento di Ignazio Cutrò, imprenditore siciliano e testimone di giustizia: “Contro la mafia, l’arma della denuncia”, prosegue con altri 3 appuntamenti fino al 16 giugno.
Dopo i saluti del Sindaco Emanuele Cavallaro:
Globalizzazione delle mafie e neoschiavismo, da un’esperienza investigativa di I.M.D. sulle donne vittime di tratta.
Conduce il giornalista Pierluigi Senatore.
I.M.D. (il nome è censurato per preservare la sua sicurezza) è Ispettore, criminologo e scrittore. Ha pubblicato diversi libri sugli anni di esperienza maturata da poliziotto nella Sezione Catturandi della Squadra Mobile di Palermo: 100% 𝘚𝘣𝘪𝘳𝘳𝘰 e 𝘓𝘢 𝘊𝘢𝘵𝘵𝘶𝘳𝘢𝘯𝘥𝘪: 𝘭𝘢 𝘷𝘦𝘳𝘪𝘵𝘢̀ 𝘰𝘭𝘵𝘳𝘦 𝘭𝘢 𝘧𝘪𝘤𝘵𝘪𝘰𝘯. A Rubiera presenta la sua esperienza nella lotta al traffico di esseri umani, in particolare donne, attuata dalla mafia nigeriana.
Dopo il saluto del Sindaco Emanuele Cavallaro, interviene l’Onorevole Piera Aiello: “Il silenzio è mafia, la parola è libertà”.
Conduce Jacopo Della Porta, Redattore della Gazzetta di Reggio
Dopo l’omicidio del suocero e del marito, mafiosi locali, in Piera Aiello scatta qualcosa: «Vedova di un mafioso, vestita a lutto come impongono le regole della mia terra, con una bimba di tre anni da crescere e una rabbia immensa nel cuore. In quel momento il destino ha messo un bivio lungo il mio percorso: dovevo scegliere quale futuro dare a mia figlia Vita Maria». Così scrive nel suo libro con Paolo Lucentini, 𝘔𝘢𝘭𝘦𝘥𝘦𝘵𝘵𝘢 𝘮𝘢𝘧𝘪𝘢. Il momento di svolta è l’incontro con un uomo che una mattina, scrive Piera: «mi ha preso sottobraccio e mi ha piazzato davanti ad uno specchio, eravamo in una caserma dei Carabinieri». Quell’uomo è 𝗣𝗮𝗼𝗹𝗼 𝗕𝗼𝗿𝘀𝗲𝗹𝗹𝗶𝗻𝗼, che le ricorda non solo da dove viene e chi è, ma dove può e ha il dovere di andare. Da allora, Piera Aiello lotta contro la mafia e resiste alle perdite che segnano la sua vita, tra le quali anche la morte della cognata Rita Atria.
Dopo i saluti del Sindaco Emanuele Cavallaro interviene Giuseppe Carini, testimone di giustizia dal 1995; conduce il giornalista Pierluigi Senatore.
Giuseppe Carini smaniava per diventare un uomo d’onore, ma dopo avere incontrato sulla sua strada don Pino Puglisi, ha scelto di testimoniare contro la mafia e fare nomi e cognomi. Una scelta di vita pagata a caro prezzo, raccontata nel libro 𝘐𝘭 𝘮𝘪𝘳𝘢𝘤𝘰𝘭𝘰 𝘥𝘪 𝘥𝘰𝘯 𝘗𝘶𝘨𝘭𝘪𝘴𝘪, di Roberto Mistretta. Carini è nato e cresciuto a Brancaccio, quartiere/ghetto di Palermo dove la mafia spadroneggia ieri come oggi. In un giorno qualunque del 1990, arrivò a Brancaccio in punta di piedi don Pino Puglisi e la vita di Giuseppe Carini cambiò radicalmente. Oggi Carini è un testimone di giustizia, sottoposto dal 1995 allo speciale programma di protezione: ha abbandonato la sua vita di prima e gli affetti, alla ricerca di una difficile, ma necessaria, libertà.
Non dimenticare significa lottare insieme affinchè non si ripeta. In memoria di: Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, deceduti nella strage di Capaci; Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina, deceduti nell’agguato di Via D’Amelio; e in memoria di tutte le vittime delle mafie.