Le parole possono creare discriminazioni, ma anche abbattere stigmi e combattere l’esclusione sociale. Si basa sulle potenzialità del linguaggio di garantire equità e inclusione il progetto Empower.MENT iniziato nel marzo 2021.
Il partenariato di questo progetto europeo è composto da 6 organizzazioni di 5 diversi Paesi: la capofila Anima (Grecia), L’Ovile e Università di Modena e Reggio Emilia (Italia), Stichting Dutch foundation of innovation Welfare 2 work (Paesi Bassi), T-HAP LTD (Cipro), Hugarafl (Islanda).
Il progetto ha l’obiettivo di promuovere l’empowerment di persone con disagio mentale invalidante e di garantire la loro inclusione in ogni fase del percorso formativo e/o terapeutico, dalla pianificazione alla valutazione.
Partendo da un’analisi del linguaggio utilizzato nelle varie culture e lingue per parlare di disturbi della personalità, il gruppo si è dato molteplici obiettivi, da raggiungere entro giugno 2023:
Il dizionario, costruito in parallelo in più lingue dai vari gruppi di progetto internazionali, prevede ora un lavoro di traduzione in inglese, francese e spagnolo. L’obiettivo dello strumento è quello di superare il forte stigma emergente nelle parole che descrivono la malattia mentale: “Il carattere fortemente innovativo di questo strumento e del progetto in generale, è il fatto che il disagio mentale sia stato storicamente analizzato, valutato e raccontato solo da addetti ai lavori e specialisti” specifica Valentina Campani, psicologa e coordinatrice dell’appartamento di Via Gobetti, coinvolto nel progetto. “Il dizionario vuole rivoluzionare il linguaggio clinico finora utilizzato, contaminandolo con parole scelte dalle persone che il disagio mentale lo vivono, spesso sentendosi etichettate e non comprese in un percorso che dovrebbe essere di affiancamento, aiuto e cura”.
La guida metodologica sulla salute mentale, sviluppata da due dei 6 partners (Italia e Olanda), sarà uno strumento dedicato a famigliari, amici, ma anche volontari di associazioni, operatori socio-sanitari e tutte le persone che non hanno una formazione specifica in materia di salute mentale, ma che hanno contatti con chi presenta disagi di questo tipo. Racconta Campani: “Se hai a che fare con una persona che soffre di una patologia psichiatrica e non possiedi una formazione adeguata, spesso non riconosci i segnali d’allarme, i comportamenti-spia di possibili peggioramenti, dunque non puoi essere consapevole delle sue esigenze né di come dovresti relazionarti in modo efficace. La guida è una cassetta degli attrezzi o una mappa che può dare alcune importanti indicazioni di base per una relazione funzionale e non stigmatizzante”.
“Riguardo alle risorse digitali, pensiamo a video in stile MOOC (corso online aperto a tutti) che, attraverso una serie di episodi gratuiti, rispondano a domande difficili fornendo strumenti di base per la risoluzione di situazioni problematiche” spiega Campani. Il corso, in brevi puntate, permetterà di ricevere consigli da professionisti riguardo situazioni complesse davanti a cui potrebbero trovarsi famigliari e amici di persone con disagio mentale. Alcuni esempi: cosa faccio se mio fratello non prende la terapia assegnata? Come gestire un accesso di aggressività della mamma?
Il MOOC è gratuito e fruibile comodamente da tutti: ecco perché i partner lo hanno considerato una valida proposta progettuale da sviluppare.
Dal 7 al 10 giugno scorso, L’Ovile e l’Università hanno accolto i partner internazionali per una settimana di lavori sul progetto. “È stata un’occasione importante per noi, un momento di confronto rispetto a quanto fatto e uno sguardo sui prossimi passi da fare insieme ai partners internazionali” ha commentato Campani. “Molto emozionanti le testimonianze degli Esperti per Esperienza dell’Associazione Sentiero Facile, che hanno contribuito attivamente alla costruzione del progetto con gli utenti dell’appartamento di via Gobetti e internazionali.”
“Il carattere innovativo del progetto – commenta Campani – sta nella volontà di co-costruire il percorso di cura con gli utenti che vivono il disagio mentale. Un piccolo tassello, ma importante, di quella che chiamerei una terza rivoluzione della salute mentale dopo la Legge Basaglia e la chiusura degli OPG/apertura delle REMS. Per ora è una rivoluzione solo concettuale, il mettere al centro del percorso terapeutico la persona e il suo vissuto non interpretato, non letto dall’alto di studi specifici, come abbiamo fatto finora da addetti ai lavori. È un percorso complesso, ma credo che l’unione di studio ed esperienza possa dare ottimi risultati nel costruire i percorsi di vita insieme alle persone con disagio mentale”.