Sono nato e cresciuto a Sassuolo, ma il mio cuore di bambino torna spesso in Campania. Quando ero piccolo passavo là le mie estati, in montagna, dai nonni. Mi alzavo presto la mattina, la nonna attizzava il fuoco nella stufa che ancora il sole non era sorto. Poi andavo in giro sull’asino e nei campi con il nonno. Passavo tre mesi sentendomi in paradiso. La mia infanzia è stata molto tranquilla. Normale.
L’adolescenza invece è stata disastrosa.
Quando sei giovane non capisci quanto le tue azioni ti possano cambiare la vita. Ho fatto cose che non voglio raccontare. Quei gesti non mi appartengono più, quella persona non sono io.
Solo dopo ho riflettuto, mi sono guardato indietro e ho capito davvero. Ho capito quanto i miei sbagli, la mia aggressività e i miei lati peggiori fossero un modo per difendermi, per chiudere delle ferite. Quando ci sei dentro non lo capisci. Intraprendi un percorso che piano piano ti distrugge, fuori e dentro.
Ho avuto paura. La paura è parte delle persone e per fortuna che c’è stata. Mi ha fatto capire che strada avevo intrapreso. Mi ha fatto fare un balzo indietro per evitare il baratro. Ho voluto uscirne e ho chiesto aiuto.
La nascita del mio primo figlio è stato un allarme per me. Mi sono detto: «Ora non ci sei più solo tu, non c’è più spazio per certe stupidaggini».
Oggi sono una persona sensibile, altruista, gentile, educata e rispettosa. Sono credente e questo – ci tengo a dirlo – è un aspetto fondamentale di me. Sono così lontano, così lontano da chi ero. E ho raggiunto molti traguardi.
Il mio matrimonio non ha funzionato e mi sono separato, vivendo molta sofferenza, però sono fiero di aver cresciuto i miei figli, di aver messo loro un tetto sopra la testa, di essere stato un padre presente. Ormai sono grandi, ma voglio sempre esserci per loro. Ho un maschio e due femmine, la piccola fa le superiori. Osservandoli, vedo quanto mi somigliano, quanto sono simili al me stesso di oggi, e mi dico: «Vedi che bel lavoro hai fatto? Vedi che un po’ di te è in loro? Vedi quanto sono bravi?». E sono davvero bravi. Questo mi fa stare molto bene.
Una mia grande passione e un mio grande impegno mi hanno fatto conoscere la persona che amo. Adoro gli animali da sempre, dai tempi in cui andavo sull’asino col nonno. Faccio tutt’ora il dog sitter, ho lavorato diciannove anni nelle stalle con le famose vacche rosse, ho fatto volontariato in un maneggio. Proprio lì ho conosciuto Elisa.
Elisa è stata un colpo di fulmine, inaspettato e meraviglioso. È la donna più bella del mondo. Le ho chiesto di uscire la prima volta che l’ho vista, ma è stata dura convincere la sua famiglia a fidarsi di me. Lei è più giovane di me, è diversamente abile e non aveva mai avuto una relazione prima.
Nonostante le difficoltà, ce l’abbiamo fatta. Oggi viviamo insieme. Quando faremo dieci anni di fidanzamento chiederò la sua mano. Un gesto di una volta, ma bello. Spero che mia suocera approverà. Per me è stata una figura importantissima, mi sono legato a lei come a una madre.
Anche nel lavoro sento di dare tanto. Per L’Ovile mi occupo con una collega della gestione operativa dell’isola ecologica di Rubiera. Essendo a contatto con il pubblico, il mio carattere mi aiuta moltissimo: ho molta pazienza, sono amichevole e disponibile.
Sono molto accogliente perché credo che su questo mondo siamo tutti fratelli, siamo tutti uguali. Se ognuno tendesse una mano all’altro, creeremmo una catena d’aiuto molto potente. Questa è la mia idea di mondo: nel mio piccolo, faccio la mia parte.
Cosa mi riserva il futuro? Presto sarò nonno di Alice. Quando mio figlio mi ha mostrato l’ecografia mi sono commosso. So che guarderò mia nipote crescere e sarò presente. Spero che anche in lei ci sia un po’ di me, dell’uomo che sono fiero di essere oggi.